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Articolo tratto da FirenzeInforma:

Avete presente quei libri che, quando li inizi, li devi per forza finire in quattro e quattr’otto? Di quelli che non riesci proprio a smettere di leggere, vuoi per l’argomento, per il modo di scrivere, o semplicemente perché vuoi, anzi devi!, sapere cosa succede dopo?
“Il silenzio dei morti viventi” è uno di quei libri. E che lo sia, si capisce già dal sottotitolo: “Un caso mai risolto, la verità in un libro rivelazione”.

A quale caso a cui si fa riferimento? Non a “un caso”,
ma a “Il Caso”. Il Caso del Mostro di Firenze. Una vicenda che parzialmente un finale ce l’ha, se parliamo di giustizia. E pure dei colpevoli: Pacciani e i Compagni di Merende. Dei famosi o famigerati“livelli superiori”, cioè dei mandanti, ancora non è dato sapere.

Questo è pero un finale che non ha mai convinto né tutti né del tutto. Di sicuro non ha convinto Vinavin, l’autore di “Il silenzio dei morti viventi”, e per una ragione ben precisa: Pacciani e compagni non c’entrano con i delitti del Mostro. Il Mostro è un altro.

Vinavin sa chi è e ce lo racconta, attraverso un’indagine parallela a quelle ufficiali, che lui stesso ha condotto nel corso degli anni e che, come lui stesso dice, è arrivata a diventare quasi un’ossessione.

Un’indagine basata su prove, deduzioni, avvenimenti. Un’indagine che ha prodotto risultati, e che l’autore ha tentato di raccontare agli agenti della Squadra Anti Mostro.
Ma, purtroppo... non tutti sanno ascoltare.

Un libro, un romanzo; anzi, no, un racconto; anzi, un diario, o meglio: un memoriale. Una denuncia. Un giallo. Un enigma. Difficile trovare una definizione univoca per l’opera di Vinavin; certamente, una verità “altra”, che rilegge una delle pagine più misteriose, sanguinose e spaventose della storia recente.

Gianni Somigli
 
       
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Ho letto con interesse il suo libro e molto riflettuto sullo scenario da Lei raccontato. Per chi come me (e credo siamo in tanti) non ha mai creduto che la soluzione della vicenda sul mostro di Firenze fosse legata alla pista sarda, ai “Compagni di merende”  e/o  a percorsi esoterici, aveva valutato fino ad ora come accettabile la soluzione prospettata dai giornalisti SPEZI /DOUGLAS  nel libro “Dolci Colline di Sangue”. La mia sensazione è sempre stata che la soluzione fosse molto più semplice di quanto gli investigatori immaginassero e che con il passare del tempo tutta l’indagine ed i ragionamenti siano sempre andati più complicandosi, allontanandosi in questo modo dalla verità. Il suo racconto è in un certo senso la soluzione più plausibile che quelli come me stavano attendendo da tempo. Ho sempre dato per scontato che c’era chi sapeva la vera identità del mostro, ho pensato che tra le carte degli inquirenti tale nome fosse presente, ho immaginato che gli sforzi degli inquirenti fossero tutti orientati a “costruire” la soluzione che più faceva comodo e che per nulla al mondo sarebbe mai stata accettata una soluzione che avrebbe ridicolizzato magistrati, superpoliziotti e gli anni ed anni di indagini sbagliate. Trovo che il suo libro sia scritto bene, essenziale ma non scarno, puntuale nei particolari decisivi ma mai volutamente troppo preciso. Contiene tutti gli elementi che un appassionato del caso come me vorrebbe sapere, solo che alcuni sono nascosti tra le righe, altri forniti sotto forma di enigma. Il problema degli enigmi è che quando questi hanno più soluzioni ci vuole qualcuno o qualcosa che ti indichi quella giusta: per cui nomi come … cognomi come … lo stesso. E il luogo ? Lei racconta in pratica che per arrivarci da Firenze si transiterebbe da …. Mi mancano purtroppo i dipinti del Pacciani, nonostante continue ricerche su internet non sono ancora riuscito a trovarli. Concludendo, non so se riuscirò mai a risolvere l’enigma, in ogni caso, per quanto poco possa contare la mia opinione sul suo libro, quello che Le voglio dire è: COMPLIMENTI

Tristano

 
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Buongiorno,
ho finito (divorato?) il libro in un paio di giorni. Mi è piaciuto. Molto. Per vari motivi: prima di tutto, una scrittura scorrevole e morbida, non artificiosa, non macchinosa, non forzata. Metto questo come primo punto perché, per come la vedo io e per come ragiono anche per ciò che riguarda il mio lavoro, scrivere bene significa esattamente questo.

In secondo luogo, magari banalmente, per la vicenda. Che è in sé affascinante, e lo è sempre stata, per il mistero, per la straordinarietà degli eventi che hanno in loro una narratività naturale. La ricostruzione alternativa, alcuni passaggi logici che mettono in dubbio le ricostruzioni ufficiali, tutto questo rende la lettura senz'altro avvincente.
Terzo: le domande. Le domande che mi sono venute in mente durante la lettura e che mi hanno spinto ad arrivare alla fine del libro in quattro e quattr'otto.

Ma chi è l'autore di questo libro, "Vinavin", cosa vuol dire?
E' un'opera di fantasia, vera o un sapiente mix?
Qual è il nome dell'assassino presunto? E il paese?
Mi piacerebbe molto se nella recensione del volume, che sarà senz'altro molto positiva, potessi inserire anche tre domande (non queste, ovviamente, queste servono a me per avere un quadro più chiaro!) all'autore.

Proseguo aggiungendo che nella vicenda si incastrano alla perfezione anche ricordi personali, la dichiarazione d'amore per il nonno e la storia della sua azione in guerra (anche questa vera???), la vita universitaria di Perugia (che conosco, mi sono laureato lì, abitavo in Corso Garibaldi), riflessioni di vario genere.

Insomma: complimenti.
Ecco, sì, l'unica cosa sono i proverbi... Ma quanti ne sa?!? Non ho mai amato i proverbi e per questo trovarne così tanti mi ha indispettito... Ma direi che è una cosa su cui si può senz'altro allegramente sorvolare!
 
Nel salutarla, voglio chiederle se fosse possibile rivolgerle due o tre domande, e l'indirizzo a cui inviare qualche copia del giornale (la versione cartacea).
 
Grazie mille per la collaborazione, e buona giornata
 
Gianni
 
 
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Salve,
ho appena finito di leggere il suo libro e l'ho trovato davvero avvincente!!!
Lei documenta tutto sin troppo bene e quindi nn posso pensare che siano solo coincidenze... Io sono molto appassionata a questo 'mistero' e fino ad ora seguivo con convinzione la pista sarda... Lei ha ribaltato le mie certezze se cosi si possano chiamare e non credo che tutto sia puramente casuale.. troppe cose coincidono...

L'unica cosa è che non sono riuscita a decifrare bene l'anagramma forse perchè è un nome nuovo che non ho mai visto comparire da nessuna parte e quindi per me potrebbe essere un signore qualunque il cui nome non mi suscita reazioni particolari.. anche sul paese resta sempre sul vago... me farebbe piacere poter approfondire l'argomento chiedere maggiori chiarimenti...
Comunque le faccio i miei complimenti e la cosa che più mi addolora è il fatto che si è sempre trovato davanti porte chiuse, che nessuno dico nessuno ha mai voluto vederci chiaro...mi chiedo: ma è possibile tutto cio? Le ipotesi vanno vagliate tutte... ma forse loro volevano vedere solo la loro verità... e questo è veramente vergognoso!
Cordiali saluti

Katia
 
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    Salve,
è con immenso piacere che leggo la sua e-mail e le comunico che il libro è
arrivato proprio questa mattina... velocissimo!!
Le auguro anche io molto fortuna, anche perchè mi sembra che in passato ciò non si è verificato.... e le dico ancora che fra tutti i libri che leggo il suo è
quello che piu' mi ha colpito per la sua semplicità senza troppe teorie e
fantasticherie che contorgono solamente il cervello e ti allontanano dalla conclusione piu' banale...
Mi farebbe piacere se mi comunicasse la sua partecipazione alla fiera di Torino e la ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto!!
Ancora complimenti e spero di risentirla

Katia
 
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Un libro veramente interessante, dove l'autore si pone domande precise, semplici ma essenziali sul caso del Mostro. Una serie di coincidenze che non possono considerarsi casuali. Una nuova lettura del caso appassionante per chi non ha mai creduto fino in fondo ai vari processi farsa che si sono susseguiti e alla colpevolezza di Pacciani e degli altri, che pur meritandosi anni di carcere in questa storia non sono imputabili direttamente. Quello che colpisce infine è la difficoltà a farsi ascoltare dall'autore da chi di dovere, un male della giustizia italiana forse ancora non debellato.

Piero

 
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Veramente interessante, non capisco come mai Vinavin non sia stato mai preso in considerazione da chi di dovere per le sue rivelazioni, il caso poteva avere una conclusione più veloce con il vero colpevole.

Antonio

 
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Egr. Sig. Vinavin

Ho letto con molto piacere il suo libro dal titolo : "Il silenzio dei morti viventi". Una ricostruzione plausibile, unica ad oggi nel caso "mostro di Firenze", e da come l'ha raccontata, ha veramente dell'incredibile, e non tanto per i fatti in sè per sè ma per le difficoltà oggettive in cui si è venuto a trovare per far emergere la verità nel rapporto con chi aveva l'obbligo di ascoltarla. Qualcuno le disse che la verità ha strade meno tortuose di quello che si pensa? Spesso è vero, ma dove ha portato la loro strada così piana e dritta? Non solo non ha dato alcun risultato, ma ha portato a dissidi e guerre intestine (e tutte non si sanno) tra questure, preture, procure, vari investigatori e forze dell'ordine. Peggio ancora, innocenti in galera e non uno bensì oltre nove. Hanno perso tutte le battaglie, quando potevano vincere la guerra. Dispiace dire queste cose quando di mezzo ci sono le istituzioni, ma non è possibile che i poveri e semplici debbano sempre pagare per gli errori dei potenti , dei prepotenti, e peggio ancora delle istituzioni. Racconta che neppure la stampa le ha dato una mano per far emergere la verità? E, come poteva se si è legata e imbavagliata in un dialogo , oggi ben lo sappiamo, senza via d'uscita? Tirarsi indietro non è vero che non si può: basta volerlo, basta avere il coraggio delle proprie azioni. Perseverare in un disegno sbagliato e pienamente consapevoli , è veramente diabolico. Questo è quello che si accingono a fare per chiudere il caso. Voler far condannare un innocente per salvare la faccia e nascondere tanta sporcizia. Ma ho fiducia e sono certo che al verdetto finale ancora una volta qualcuno si alzerà e dirà che : "Mezzo indizio, più mezzo indizio non fa uno, ma ZERO! E, visto l'articolo X più l'articolo Y e l'articolo Z , assolve il farmacista perchè il fatto non sussiste. Tana e liberi tutti!.

Si dice che il tempo è galantuomo. Bene. Io mi auguro che la sua tesi , che non trovo affatto campata in aria, possa trovare nel tempo , il giusto riconoscimento. Valeva la pena leggerla. Valeva la pena leggerlo.

Congratulazioni e, in bocca al lupo.

 
       
    Un lettore  
       
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Caro Vinavin,
ho letto d'un fiato il suo libro, frutto dei suoi ricordi, delle sue intuizioni e delle sue ricerche.
L'ho trovato interessante, in alcune parti avvincente, emblematico rispetto al rapporto tra il cittadino comune e la Giustizia. Stessa amarezza che ho ritrovato nelle parole di altre persone che come lei per altre strade hanno indagato su questo e su altri casi, e si sono ritrovate inascoltate, frustrate, addirittura spesso a loro volta denunciate. Io sono piuttosto giovane, e ho iniziato ad occuparmi di questo caso da non molto tempo. Ma, a differenza di qualche anno fa, adesso il tempo lo si può recuperare abbastanza facilmente tramite internet. Forse ancora per poco, visto che i vari forum sull'argomento "Mostro" sono stati tutti regolarmente cancellati.Certo che di personaggi invischiati in questi delitti ce ne sono stati tanti, la maggior parte portati da qualcun altro, probabilmente in molti casi perché personaggi "chiacchierati", a volte per puro errore, altre per strane coincidenze, altre ancora, non saprei. In questi forum, e in alcuni libri che ho letto, oltre ai noti personaggi delle merende, ho sentito nominare tanti personaggi, con ruoli, e nomi più disparati. Ho sentito parlare anche in certi casi anche di altri non meglio identificati personaggi "altolocati", di santoni e di ville, di secondi e terzi livelli, di mandanti quindi. Adesso tu fai un nome preciso, zona di residenza, data di nascita, posto di lavoro da giovane, auto posseduta. Elementi senza dubbio sufficienti anche per un mediocre investigatore per risalire al vero nominativo, che pare oltretutto essere deceduto, da quanto a mio modo di vedere si evince della narrazione. Un uomo che, vivendo nei pressi del lago Trasimeno, conosceva Narducci, sebbene fosse di estrazione sociale molto diversa dalla sua. Ebbene, io ritengo che una pista non escluda l'altra. Del resto, lei stesso sei riuscito a risalire all'identità di questo personaggio tramite il disegno di Pacciani, e afferma che probabilmente il Pacciani lo conosceva. Ma come poteva conoscerlo? Forse che il medico perugino per motivi che non è dato conoscere, se lo portava dietro in qualche "incursione" dalle parti di San Casciano ? E dove provengono quei soldi del suo uomo, soldi trovati tra le pagine dei libri gialli, sono il frutto del suo lavoro ufficiale o altro? ) E che dire dei primi delitti, a partire da quello del 1968, epoca in cui lui avrebbe avuto 30 anni? Non è che per caso il suo uomo, il sig. N, tanto per fare un'ipotesi di iniziale di nome (ma potrebbe essere anche il signor U. o il signor. E. o altri ancora) aveva sì commesso alcuni delitti per motivi propri, per esempio quello del '74, ma era stato visto da qualcuno e quindi ricattato e tirato dentro nei successivi? Come faceva altrimenti a conoscere così bene tutti i luoghi? E poi, il Sig. N. riuscì a compiere tutti gli omicidi completamente da solo?  Qui mi fermo, caro Signor Vinavin. Rispetto le sue ricerche e spero di poter entrare in contatto con lei. Ma mi pare che qualche tassello manchi nella sua ricerca, oppure che il suo contributo porti un tassello in più, forse di una certa importanza, a questi macabri omicidi che sconvolsero Firenze e il Mondo intero. Spero che la verità prima o poi venga a galla, anche se ne dubito sempre di più, visto anche come va la giustizia in Italia - L'unico dubbio che vorrei mi chiarisse: lei il medico perugino lo conosceva (vista la sua professione?) Non è che per caso con questo scritto, per un motivo o per un altro, vuole cercare di controbilanciare ciò che è stato scritto in altri testi, dipingendolo come vittima del Mostro e non come attivo partecipante ad alcuni delitti, come altri sostengono (premesso che ovviamente io non posso sapere né affermare se effettivamente oltre che a vittima il medico perugino sia stato anche attivo partecipante ai delitti, visto che ufficialmente la verità non è emerse)?
Con Ossequi
 

 
    Dott. Lucio Raggetti  
       
 
 
 
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www.vinavin.it [Il silenzio dei morti viventi] - Edizioni MITO